I sentieri non bastano: L’organizzazione tecnica del Maira Occitan Trail
I sentieri non bastano, anche se sono perfetti per correre e ci permettono di accedere a luoghi bellissimi, non bastano a costruire una gara – anzi, un’esperienza – come il Maira Occitan Trail. Serve una visione, un’idea, e le persone capaci di realizzarla.
Il MOT per molte ragioni che si intuiscono e che scopriremo insieme è una gara diversa, e a renderla tale è proprio l’unicità dei singoli che lavorano senza gloria dietro le quinte, motivati solamente dal desiderio di farvi scoprire quello che vedono e che vivono ogni giorno; quello che li ha fatti restare, quello che li ha fatti trasferire in Valle Maira.
Così per farvi conoscere meglio la valle, per farvi sentire lo spirito che governa il Maira Occitan Trail, non possiamo che raccontarvi chi sono queste persone.
Mauro Giraudo
“Non organizzerò mai una gara”: strano ma vero, questo è quello che Mauro pensava prima di metterci anima e gambe nel Maira Occitan Trail.
Mauro è un fortissimo corridore nato ai piedi della Val di Gesso e trasferito, per amore, ai piedi di una valle che ben conosciamo. Nella vita fa il vigile del fuoco, ma il suo tempo libero lo ha da sempre dedicato all’esplorare la montagna a 360°: ha iniziato dal profondo con la speleologia, ha poi spiccato il volo con il parapendio e adesso rimane – con noi comuni mortali – sul piano orizzontale e sul suo intreccio di sentieri.
Dal correre “per gli altri” su un campo da calcio, ormai un bel po’ di anni fa, ha iniziato a correre per se stesso, su asfalto prima, sui sentieri poi. Quando ha deciso di correre la sua prima gara di trail running si è allenato tutta l’estate e poi ha corso la Tre Rifugi in Val Pellice con le scarpe di due numeri più piccole, prestate da un suo amico perché se le era scordate. Nonostante l’inconveniente l’esperienza è stata più che positiva e da quel momento ne ha consumate molte di suole. La prima vera ultra a cui Mauro si è iscritto è stata l’edizione zero dell’Adamello Ultra Trail, diventata poi una delle più difficili e tecniche ultra italiane, e – inaspettatamente (per lui) – l’ha vinta.
Il vedere che gli sforzi portavano a dei risultati lo ha motivato a continuare, fino a che un giorno non si è ritrovato a fare proprio quello che si era ripromesso di non fare: organizzare una gara di trail running.
Per Mauro una delle cose più interessanti del trail running è quella di considerare sotto luce diversa i tempi e le distanze: un’escursione da un giorno, correndo, può diventare un giro serale post lavoro.
Mauro è uno dei testimoni della nascita dell’idea, partorita da due cari amici, di organizzare un’ultra trail in Valle Maira per far conoscere la valle, per farla vivere. Ma per farla vivere realmente una gara su lunga distanza non sarebbe bastata: “oggi i runner si iscrivono, corrono guardandosi i piedi e poi scappano via”. Per questo motivo, per rendere l’esperienza più completa, si è pensato a una gara a tappe: 4 giorni, 40 chilometri (circa). In questo modo i runner non si disperdono lungo il percorso (nelle gare lunghe i corridori si distanziano molto tra di loro, soprattutto nell’ultima parte di percorso), possono conoscersi e stringere legami e poi non si perdono nemmeno un angolo di paesaggio, visto che si corre sempre alla luce del giorno. A ispirare la modalità a tappe è stata senz’altro l’esperienza di Mauro alla Maraton Alp, gara a tappe di 5 giorni che si svolgeva in Valle Gesso. Per Mauro, la gara più bella che ha fatto, visto che lì ha stretto delle amicizie che sono durate nel tempo.
Il consiglio di Mauro per chi corre tutte le gare del MOT: divertirsi, bere la birra e assaggiare gli gnocchi e le acciughe. Ovviamente, da atleta, spera in una gara competitiva, ma la competizione non è tutto.
Mauro, insieme a qualcuno che conosceremo tra poco, si è occupato – insieme ad altre cose – della tracciatura del percorso. Nei giorni prima della gara sarà impegnato nel balisaggio e sicuramente, se correrete, lo incontrerete sul percorso a fare in modo che viviate un’esperienza indimenticabile. Con un gran sorriso stampato in faccia.
Marco Faccenda
Torinese, trasferito anch’esso all’imbocco della valle – a Busca, per l’esattezza – Marco è una figura centrale nell’organizzazione del Maria Occitan Trail. Anche se non ha visto nascere l’idea, l’ha presa a cuore come fosse sua e sta dando un grande contribuito nell’attuarla.
Di mestiere fa il veterinario ma se proprio dobbiamo dargli un appellativo diremmo che è un alpinista. E, infatti, la sua storia con la corsa in montagna inizia proprio durante una salita alpinistica: salendo il Cervino il suo amico e compagno di cordata gli ha indicato un colle, spiegandogli che da lì sarebbe passato il Tor des Géants.
Inconsapevole, Marco ha iniziato a incuriosirsi e scoprire un mondo che fino a quel momento era a lui sconosciuto. Fra l’altro, Marco odiava correre.
Tuttavia, l’idea di correre un trail di lunghissima distanza (il TOR è lungo 330 km) e restare sui sentieri per più giorni di fila, lo ha iniziato ad incuriosire.
Così, nel 2017 ha provato (e finito) il TOR, senza aver mai corso prima. Ha scoperto quello che prima solo intuiva e che non smette anche oggi di affascinarlo: “Più si sale in alto in montagna, più si scende nel profondo”. “Ci si ritrova in un mondo parallelo rispetto a quello reale”, mi dice, “e ci si immerge in un acquario, dove si ha la possibilità di instaurare un dialogo intimo con se stessi”. Evidentemente deve aver scoperto qualcosa di molto interessante, se due anni dopo ha deciso di correre il TOR una seconda volta.
Marco, tramite l’associazione Sportification di cui è membro, è stato coinvolto due anni fa nell’edizione zero della MOT 4×40, dove in 4/5 persone hanno provato la gara a tappe. È stato proprio in questa occasione che Marco e Mauro si sono conosciuti, nonostante fossero vicini di casa. Oggi, nemmeno a dirlo, sono inseparabili, sempre insieme a correre e a ragionare sul percorso migliore da proporre in gara.
Nonostante abbia salito alcune tra le più iconiche montagne delle Alpi e abbia preso parte ad alcune spedizioni all’estero, la Valle Maira è senz’altro la valle a cui Marco è più affezionato. Vuoi per i panorami fantastici, vuoi per la cultura occitana e il senso identitario di questi luoghi, vuoi per i suoi sentieri ben curati e corribili, la valle è un posto bellissimo in cui correre. E visto che quest’anno la stagione dello scialpinismo è stata magra, Marco ha avuto modo di scoprirla ancora più a fondo correndo e dal conoscere ogni sua pietra, è passato a conoscere ogni suo granello di sabbia.
Il percorso di trail running (ma perché no, anche di bici o di hiking) che preferisce è quello che è ricalcato dalla 2° tappa della 4×40, la più selvaggia. “Si parte da Stroppo e dopo 10 km si arriva ad Elva, un villaggio incantato lontano dalle piste battute. Si prosegue verso il Lago delle Camosciere , sotto al Carosogno – una delle tre montagne simbolo della Valle Maira – poi in quoto verso la Porta di Roma, che ha un paesaggio che sembra uscito da un libro di Tolkien, e infine si arriva a Chiappera, dove ad accogliervi c’è l’imponente prua della Rocca Provenzale, un’altra delle montagne simbolo della valle”. Un giro veramente vario, selvaggio, duro per le gambe ma rinfrescante per gli occhi.
Comunque, a detta di Marco e di chiunque altro, ogni tappa ha le sue peculiarità e vale veramente la pena correrle tutte. E proprio per permettere a molti di vivere la Valle Maira correndola che si è pensato a questa formula a tappe: perché così anche chi non ha 200 chilometri (consecutivi) sulle gambe può vivere questa esperienza.
Correre, mangiare i piatti tipici e dormire nelle locande è il modo migliore per scoprire questa valle, e il MOT mette tutto questo insieme.
Nonostante sia stato coinvolto nell’organizzazione solo in un secondo momento, Marco ha nel cuore questi luoghi e questa gara e ci sta mettendo tutto se stesso per far sì che chi viene a correre, insieme ai propri accompagnatori, veda quello che i suoi occhi vedono quando si allaccia le scarpe ed esce sui sentieri. Perché la bellezza è infinita e accessibile a tutti.
Questo ottobre Marco, insieme a Mauro, baliserà il percorso e sarà in cabina di regia durante la gara ad assicurarsi che tutto vada per il verso giusto.
Tutto questo, dopo aver corso per la terza volta il TOR. In bocca al lupo Marco!